Dallo scrittore Myprotein Leonardo Cesanelli, laureato in Scienze e Tecnologie Alimentari, laureando in Nutrition and Functional Food.
Prolattina
La prolattina è un ormone a struttura proteica costituito da un’unica catena lineare di 198 aminoacidi, con diverse analogie strutturali con il GH.
Le cellule deputate alla sintesi e secrezione di questo ormone sono le cellule lattotrope ipofisarie presenti appunto a livello della adenoipofisi o ipofisi anteriore, presenti normalmente in numero relativamente scarso ma in grado di aumentare durante la vita fetale e la gravidanza, allo stesso modo il contenuto ipofisario di questo ormone non risulta elevato.
1. Secrezione
Per quanto riguarda la secrezione di prolattina, possiamo partire analizzando i fattori inibitori visto che questo ormone si trova sostanzialmente sotto controllo inibitorio ipotalamico attraverso la produzione di dopamina, in grado di raggiungere l’adenoipofisi e di legarsi con specifici recettori in grado come detto di scatenare risposte inibitorie sulle cellule lattotrope.
Tutte le sostanze ad azione dopaminergica sono sia sperimentalmente che clinicamente in grado di inibire la secrezione prolattinica. Altre sostanze ad azione inibente sono: l’acido gamma amino butirrico (GABA) e la somatostatina (SST).
Fattori di rilascio della dopamina sono invece legati a diversi stimoli provenienti dall’ambiente esterno e dall’ambiente interno dell’individuo.
Lo stimolo principale (nella donna naturalmente) risulta essere la suzione del capezzolo considerato però uno stimolo fisiologico al rilascio di PRL dovuto ad una netta diminuzione nel rilascio ipotalamico di dopamina. Per quanto riguarda neuropeptidi coinvolti nella stimolazione della secrezione, il TRH (thyrotropin secreting hormone) sembra essere in grado di stimolare la secrezione di PRL così come la serotonina che avrebbe soprattutto un’azione inibente nei confronti del rilascio di dopamina, l’ossitocina e la neurotensina.
La prolattina è inoltre in grado di regolare la sua stessa secrezione attraverso meccanismo feed-back (short-loop feedback mechanism) aumentando la sintesi e rilascio di dopamina a livello ipotalamico.
2. Effetti
Parliamo ora degli effetti fisiologici di questo ormone. Partiamo col dire che i recettori specifici della prolattina sono stati descritti in vari tessuti dell’organismo come ghiandola mammaria, fegato, rene, surrene, gonade maschile e femminile, prostata, vescicole seminali, cuore, encefalo e tessuto adiposo; spesso questi ormoni presentano affinità anche per il GH.
L’azione della prolattina una volta instaurato il legame con gli specifici recettori è quello di attivare una cascata di fosforilazioni (attivazione di protein kinasi (PKA) cAMP dipendenti).
Numerosi dati sperimentali ottenuto con iniezione di preparazioni omologhe di prolattina hanno dimostrato come questo ormone possegga la capacità di agire su numerosi organi e sistemi, tuttavia nell’uomo, i dati disponibili sono molto scarsi.
La prolattina è senza dubbio implicata nei processi che vanno dalla lattazione e funzionamento della gonade, il cui ruolo è stato ben definito, a probabili effetti sull’equilibrio idro-salino e la funzione della corticale del surrene, infine possibili effetti sul metabolismo fosfo-calcico ed un effetto periferico simil-GH sono ancora da dimostrare.
L’effetto meglio studiato e definito, come detto è la lattazione, difatti durante la gravidanza i livelli di PRL aumentano fino a raggiungere picchi durante la lattazione.
L’aumento dei livelli di PRL è il risultato dell’interazione di altri ormoni quali progesterone, estrogeni, cortisolo, insulina, etc. in grado di stimolare lo sviluppo e la ramificazione di alveoli e lobuli ghiandolari nella ghiandola mammaria.
Dopo il parto la brusca caduta dei tassi estrogenici conseguente all’espulsione della placenta determinano la riduzione e il “blocco” dell’azione della prolattina.
Passiamo agli effetti sulla gonade, nella donna durante la gravidanza e l’allattamento si esplica sulla secrezione gonadotropinica, l’effetto fisiologico della PRL sembra essere luteotrofico e stimolante la secrezione ovarica di progesterone.
Mentre nell’uomo gli effetti risultano meno noti, ma il ruolo sembra esse quello di modulare l’interazione con con LH e i propri recettori gonadici, influenzando la steroidogenesi e la spermatogenesi. Studi su diverse specie animali hanno dimostrato un ruolo ben definito della PRL sulla regolazione osmotica, in particolare viene evidenziato il rapporto diretto tra PRL, livelli di sodio e volumi di liquidi corporei (specie nei pesci).
Nell’uomo questa azione risulta poco nota, e gli studi a riguardo si sono dimostrati spesso contrastanti.
Infine esistono numerose dimostrazioni del ruolo della prolattina sul controllo della steroidogenesi surrenalica (cortico-surrene) in numerose specie animali, ma anche in questo caso studi sull’uomo sono ancora limitati anche se è certo che il surrene così come la gonade possegga recettori specifici per questo ormone.
3. Prolattina E Attività Fisica
Dopo aver fatto una panoramica generale su struttura e funzione di questo ormone cerchiamo di analizzare gli studi in letteratura che riportano associazioni tra attività fisica e possibile azione di questo ormone. Partiamo riallacciandoci con i discorsi appena conclusi ovvero, livelli di testosterone e prolattina.
Uno studio condotto su individui di sesso maschile sedentari sottoposti ad un programma di allenamento di 6 mesi (corsa endurance) in cui arrivarono a percorrere quasi 60 km/settimana in media. Lo studio cercò di valutare le eventuali correlazioni tra sport endurance (running), perdita di peso, e impatto su testosterone, PRL, LH, FSH e cortisolo.
Un altro studio, sullo stesso stampo ma più recente ha valutato le relazioni tra testosterone totale e testosterone libero con i livelli di cortisolo e prolattina subito dopo attività endurance prolungata. 22 individui ben allenati vennero fatti correre al 100% della soglia anaerobica (ventilatory treshold VT) su tapis roulant per 90 minuti e vennero prelevati campioni ematici all’inizio e ogni 30 minuti.
Alla fine dei 90 minuti i livelli di cortisolo e prolattina rimasero sostanzialmente gli stessi riscontrati in precedenza ma i livelli di testosterone sia libero che totale si abbassarono notevolmente rispetto a quelli iniziali, suggerendo come potrebbe esserci una correlazione negativa tra picchi di prolattina e cortisolo (30 minuti) e testosterone libero e totale (Relationship between stress hormones and testosterone with prolonged endurance exercise).
In ogni caso come detto in precedenza non è stato valutato a pieno l’effetto singolo della prolattina su questi aspetti.
Una review piuttosto recente (Rojas Vegas et al., 2012) ha esaminato l’impatto dell’attività fisica in relazione ad intensità e durata della stessa sulla stimolazione del rilascio di PRL.
Anche dopo il termine dell’attività fisica lo stimolo al rilascio di prolattina si è dimostrato persistere (recovery period), con funzioni principali che sembrano essere mantenimento dell’omeostasi dell’organismo, processi riproduttivi e come regolatore della “proliferazione” cellulare.
Dopo aver esaminato diversi studi i ricercatori in questione conclusero affermando che la prolattina potrebbe ricoprire un ruolo importante nella neuroplasticità (plasticità cerebrale) come risultato del suo coinvolgimento nella neurogenesi della zona sottoventricolare del cervello umano in risposta all’esercizio fisico (Influences of exercise and training on the circulating concentration of prolactin in humans).
Uno studio particolarmente interessante del 2003 ha invece valutato come gli stimoli dopaminergici derivanti dall’esecuzione di esercizio fisico, vengano influenzati in maniera diversa in base al comportamento e alla predisposizione e sicurezza degli individui in questione tramite la valutazione del livello di prolattina.
Cerchiamo di spiegare meglio il concetto, questo studio prese in esame atleti di wind-surf professionisti e neofiti che non avevano mai praticato questo sport, entrambi i gruppi vennero sottoposti ad un esercizio in cui venivano simulati i movimenti e le situazioni della pratica del wind surf.
I risultati riportarono come gli atleti professionisti già abituati a questo tipo di esercizio oltre a completarlo senza alcun problema ed in sicurezza mostrarono bassi livelli di prolattina (probabilmente per via dello stimolo del sistema dopaminergico) mentre nei soggetti neofiti questi rimasero gli stessi rispetto a quelli valutati al tempo 0 (Does reduction of blood prolactin levels reveal the activation of central dopaminergic pathways conveying reward in top athletes?).
L’ultimo studio che citeremo, molto recente (Hackney et al., 2015) viene valutato la risposta della prolattina all’esercizio fisico nell’arco delle 24h del giorno di recupero in paragone al giorno in cui viene effettuato l’allenamento.
Nel giorno di recupero la prolattina dimostrò un andamento circadiano con valori diurni inferiori rispetto a quelli notturni. Nel giorno di esercizio fisico intenso, la risposta prolattinica si dimostrò notevolmente diversa, con incrementi nei livelli dello stesso al termine della sessione di allenamento sia in mattinata che nel pomeriggio, così come nelle ore successive lo stesso.
Oltre a questo, i livelli di prolattina notturni (16:00 – 24:00) si dimostrarono molto più elevati nel giorno di allenamento rispetto al giorno di riposo.
I ricercatori affermarono dunque come i livelli di rilascio di prolattina siano effettivamente influenzati in maniera diretta dall’attività fisica, tuttavia, i meccanismi e gli specifici effetti di questa risposta necessitano di ulteriori studi ed approfondimenti (Exercise augments the nocturnal prolactin rise in exercise-trained men).
Conclusione
In questo articolo abbiamo voluto affrontare un aspetto ancora non del tutto chiarito ed ancora sotto esame, partendo da una descrizione generale di questo ormone, la prolattina, andando a valutare cosa gli studi degli ultimi 20 anni hanno cercato di valutare in relazione all’attività fisica.
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