È ben noto come svolgere attività fisica, anche di intensità moderata, contribuisca a migliorare tutti gli aspetti legati alla qualità della vita dell’individuo. Al contrario, stili di vita sedentari rappresentano uno dei principali fattori di rischio per l’insorgere di una serie di patologie e disturbi cronici.
Può tuttavia esistere una correlazione tra sport e prestazioni sessuali?
L’attività fisica e lo sport sembrano essere in grado di esercitare azioni positive e/o negative sull’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi e di conseguenza sulla salute sessuale e/o sulle funzioni riproduttive dell’individuo.
Tali adattamenti risultano essere però dipendenti da una moltitudine di variabili, legate sia all’individuo (e.g. genetica ed epigenetica) che al tipo di sport o attività svolta (tipo di sport, intensità, volume, uso e/o abuso di sostanze dopanti, stato nutrizionale, stress psicologico, carico allostatico…).
Ad ogni modo se ben strutturata attività fisica e sport possono avere un ruolo positivo sulla salute sessuale dell’individuo.
I ricercatori analizzando un totale di 238 individui divisi tra fisicamente attivi e sedentari, tramite specifici test diagnostici (il PEDT premature ejaculation diagnostic tool ed il IELT intravaginal ejaculatory latency time), riscontrarono una prevalenza di individui affetti da eiaculazione precoce significativamente maggiore tra i sedentari rispetto a chi praticava anche un minimo di sport.
Nel 2016 un altro studio ha valutato in maniera diretta l’effetto terapeutico dell’attività fisica in soggetti con eiaculazione precoce diagnosticata, dimostrando come l’attività fisica possa avere effetti simili alla terapia con dapoxetina nel ridurre tale problema.
Un altro aspetto nel quale l’attività fisica sembra avere un impatto considerevole risulta essere le funzioni erettili. Una meta-analisi pubblicata nel 2011 riporta come l’esercizio aerobico possa avere un effetto positivo sulle funzioni erettili.
Cinque studi pubblicati tra il 2004 ed il 2010 dimostrano una forte evidenza per il quale l’attività fisica aerobica possa rappresentare una valida terapia per i soggetti affetti da disfunzione erettile.
Gli adattamenti provocati dall’attività fisica aerobica sulle funzioni endoteliali sono quindi alla base di tali effetti benefici.
Il Massacchussets Male Aging Study rappresenta forse, lo studio che meglio evidenzia tale correlazione, sviluppato su una popolazione di 1156 individui e con un follow-up di quasi 9 anni, e dimostrando come gli individui più attivi fisicamente fossero meno esposti al rischio di disfunzione erettile.
Allo stesso tempo un altro fattore predisponente per la disfunzione erettile e indirettamente legato al livello di attività fisica è l’indice di massa corporea (Body Mass Index BMI).
Individui con un BMI più elevato sono esposti ad un rischio più elevato di disfunzione erettile, allo stesso tempo svolgere attività fisica può sicuramente consentire di ridurre o mantenere stabile il proprio peso corporeo evitando incrementi del BMI.
Come detto l’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi, viene influenzato in maniera sia acuta che cronica dall’attività fisica, sia essa sport di endurance o allenamento contro resistenza, tuttavia, il tipo di risposta “adattiva” risulta influenzata, come già accennato nel primo paragrafo, dal tipo di esercizio fisico/sport, da fattori individuali, dal carico di stress e ovviamente dall’eventuale utilizzo di sostanze dopanti.
Il ruolo del testosterone nei riguardi della salute sessuale è ben noto, ed allo stesso tempo è noto come determinate attività possano stimolare più di altre la secrezione di testosterone endogeno.
In realtà vista e considerata l’eterogeneità dei fattori che regolano gli adattamenti ormonali durante l’attività fisica risulta difficile standardizzare un protocollo per poter verificarne le correlazioni con uno o l’altro tipo di attività o sport.
Tuttavia, le evidenze suggeriscono ad oggi come l’effetto stimolante sia più evidente in acuto, ad esempio singole attività di 30 minuti ad intensità sub-massimale (livelli testosterone +30%) o dopo 30 minuti di esercizio alla massima capacità aerobica (livello testosterone + 40%).
In cronico invece le cose possono cambiare, in particolare nello sport endurance dove vengono riportate riduzioni sia del testosterone libero che totale.
Diversi studi negli anni hanno messo in evidenza le possibili correlazioni tra l’allenamento contro resistenza, ed in particolare un allenamento di forza e l’innalzamento dei livelli di testosterone. Come detto risulta difficile standardizzare studi di questo tipo e di conseguenza i risultati risultano essere contraddittori.
Uno studio pubblicato nel 2015 suggerisce come l’innalzamento di testosterone riscontrato sia in soggetti “giovani” (età compresa 25-30 anni) che in soggetti anziani (70-75 anni) l’innalzamento di testosterone circolante durante un programma di allenamento contro resistenza fosse dovuto principalmente ad una riduzione del clearance rate dello stesso e dunque non ad un aumento della secrezione.
L’attività fisica o qualsiasi attività sportiva praticata in maniera abituale è senza dubbio una pratica in grado di impattare positivamente sulla salute dell’individuo compresa la salute sessuale. Allenarsi con continuità può essere un modo per ridurre lo stress psicologico, aumentare la propria autostima e generare degli adattamenti fisiologici in grado di migliorare il nostro quadro ormonale.
Tuttavia, se le attività ed il tipo di allenamento (volume, intensità) in grado di impattare in maniera “inibitoria” sulla secrezione endogena di testosterone sembrano essere state individuate (sport endurance con adattamenti cronici), risulta difficile ad oggi affermare quale tipo di attività può essere in grado maggiormente di iperstimolarne la secrezione.
Al contempo, lo stesso tipo di attività (attività aerobica) può generare effetti positivi (capillarizzazione e miglioramento delle funzioni endoteliali e quindi miglioramento delle funzioni erettili) e a volte negativi (riduzione secrezione di testosterone ed aumento della cortisolemia).
Svolgere attività fisica gestendo le diverse variabili legate al tipo di allenamento (es: volume, intensità, sistema energetico coinvolto…) può essere un’ottima strategia per cogliere tutti gli effetti benefici risultanti dall’attività senza incorrere in adattamenti cronici.
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