Dallo scrittore Myprotein Leonardo Cesanelli, laureato in Scienze e Tecnologie Alimentari, laureando in Nutrition and Functional Food.
Iodio
Lo iodio è un elemento essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei e per tanto essenziale per la vita dei mammiferi.
Un’intake ottimale di iodio per un individuo adulto viene identificato sui 150-250 g/day. In regioni in cui il suolo o l’acqua potabile risulta povera di iodio è facile registrare stati carenziali di questo elemento con il conseguente verificarsi di situazioni identificabili per l’appunto come “iodine deficency disorders”.
Globalmente, è stato stimato come 2 bilioni di individui abbiano un apporto giornaliero insufficiente di iodio, molti nei paesi in via di sviluppo ma non mancano stati carenziali o semi carenziali anche sul territorio Europeo o in altri paesi industrializzati come Stati Uniti o Australia.
In generale alcuni degli effetti legati a carenze di iodio sono: crescita non adeguata e sviluppo non ottimale del sistema nervoso del feto in donne in cinta mentre carenze nei bambini possono condurre a divetti nello sviluppo e nelle funzioni motorie e cognitive. Uno dei metodi più efficaci per evitare carenze di iodio è l’utilizzo di sale iodato.
Storia
Lo iodio venne “scoperto” nel 1811 quando Courtois notò un vapore violaceo derivare dalle ceneri delle alghe marine, successivamente Gay-Lussac lo identificò come nuovo elemento chiamandolo appunto iodio dalla parola greca “viola” (Zimmerman, 2008).
Uno studioso svizzero (Coindet) nel 1813 ipotizzò che il trattamento di pazienti che presentavano gozzo con alghe marine fosse efficace per via del contenuto in iodio, e difatti nel 1851 un chimico francese (Chatin) confermò questa ipotesi dimostrando come il gozzo fosse il risultato di uno stato carenziale di iodio. Nelle prime due decadi del ventesimo secolo ricercatori svizzeri e americani dimostrarono l’efficacia di supplementi di iodio nella prevenzione di gozzo e “cretinismo”.
Lo iodio è distribuito largamente, ma in maniera non uniforme nell’ambiente terrestre, di fatti la lisciviazione dovuta a glaciazioni, inondazioni ed erosione in alcuni luoghi ha ridotto drasticamente il contenuto di questo elemento, la maggior parte del quale si trova nel fondale degli oceani. In media la concentrazione di iodio nell’acqua marina è di circa 50 g/L.
Alcuni studi hanno dimostrato come vegetali sviluppati in suoli poveri di iodio ne contenessero in media meno di 10 g/kg sul secco al contrario quelli cresciuti in suoli con un normale contenuto circa 1 mg/kg sul secco.
Allo stesso modo animali allevati in queste aree saranno esposti a possibili carenze dello stesso e di conseguenza i prodotti derivati. Dunque alimenti derivanti da luoghi carenti di questo elemento potrebbero non essere in grado di fornire la quota adeguata di iodio all’individuo.
I suoli poveri di iodio sono solitamente aree montuose (Alpi, Ande, Himalaya, ecc…) e aree soggette a inondazioni come sud-est Asiatico e molte isole, ma non solo, Asia ed Africa centrale, alcune regioni del nord America, e Europa del centro-est sono alcune delle aree in cui lo iodio risulta in quantità molto basse.
In generale il contenuto di iodio nella maggior parte degli alimenti e bevande è molto basso.
Alimenti Ricchi Di Iodio
Gli alimenti più ricchi di questo elemento sono quelli di origine marina.
1. Alghe, crostacei e pesce
Uno studio che ha preso in esame gli abitanti della costa Giapponese ha mostrato come la dieta di questi individui, basata principalmente su alimenti marini, provvedesse ad alti apporti di iodio (50-80 mg/day).
2. Latte e pane
Al contrario un’analisi sull’apporto medio della popolazione statunitense riportò intake medi di 200-250 g/day e come le fonti principali fossero pane e latte (Institute of Medicine, 2001 – Pearce et al., 2004).
2. Sale iodato
Come detto in precedenza è bene precisare che oggi, nella maggior parte dei paesi industrializzati, la principale fonte di iodio rimane il sale iodato.
Bollitura, cottura al forno o, addirittura, sterilizzazione di alimenti contenenti iodio non causano perdite eccessive dello stesso.
4. Carne e verdure
Un altro fattore che può influenzare senza ombra di dubbio il contenuto in iodio di alcuni alimenti (vegetali) è il contenuto dello stesso nelle acque di irrigazione, nei fertilizzanti, nei mangimi degli animali (prodotti animali come carne, latte e latticini).
Carenza Di Iodio
Passiamo ora ad analizzare assorbimento, metabolismo ed escrezione dello iodio. Questo elemento viene ingerito sotto forma di diverse forme chimiche ma in ogni caso verrà assorbito rapidamente e quasi completamente a livello dello stomaco e del duodeno attraverso il simporto sodio/ioduro, una proteina transmembrana presente nella superficie degli enterociti, nell’adulto l’assorbimento è superiore al 90%.
La carenza di iodio è ad esempio una delle cause principali del gozzo endemico, spesso provocato da sostanze in grado di inibire l’assorbimento di iodio, goitrogeni.
Altri alimenti che contengono goitrogeni sono ad esempio il miglio, le patate dolci, i legumi, le crucifere, e in tutti questi casi la cottura sarà fondamentale per eliminare questi composti.
Allo stesso modo carenze di selenio, ferro e vitamina A sembrano essere alla base di malassorbimento di iodio e di conseguenza problemi legati alle funzioni tiroidee (Zimmerman and Kohrle, 2002).
I metodi più che ad oggi si sono dimostrati più efficaci per correggere eventuali carenze di iodio si sono dimostrati l’utilizzo di olio e sale iodato (WHO, 2007). Lo iodio viene pertanto aggiunto al sale sotto forma di ioduro di potasso (KI) o iodato di potassio (KIO3) in quantità di circa 20-40 mg/kg di sale.
Eccesso Di Iodio
Abbiamo parlato di carenza di iodio, spendiamo ora qualche parola sul caso opposto: l’eccesso e la tossicità. Eccessivi apporti di iodio hanno dimostrato causare irritazioni gastrointestinali, dolore addominale, nausea e vomito e nei casi più gravi problemi cardiovascolari e coma (Pennington, 1990).
E’ bene precisare che la maggior parte degli individui è ben tollerante a dosi eccessive di iodio e che casi di intake in eccesso non sono così comuni. In generale viene fissato l’”UL” (upper intake level) di iodio sui 200 ?g/d nei bambini dai 1-3 anni fino a livelli di 1100 ?g/d nell’adulto, dunque quantitativi molto elevati difficilmente superabili.
Gli effetti più comuni dovuti ad un aumentato apporto di iodio in individui sani sarà aumento della sintesi e secrezione di TSH (thyroid stimulating hormone) da parte della ghiandola pituitaria anteriore e in alcuni casi incremento delle dimensioni della ghiandola tiroidea e disfunzioni legate alla stessa (Zimmerman et al., 2005).
Conclusioni
L’importanza dello iodio risiede principalmente nella sua essenzialità per la sintesi degli ormoni, implicati in moltissime funzioni e processi vitali, allo stesso tempo sarà bene rispettare gli intake suggeriti e non esagerare con supplementi perché come per gli stati carenziali eccessi di questo elemento possono portare ad altrettanti effetti negativi.
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Jennifer Blow è la nostra nutrizionista registrata al UKVRN - (Registro dei professionisti qualificati sulla nutrizione del Regno Unito). Ha una laurea in Scienze della Nutrizione ed un Master sulla ricerca scientifica nutrizionale, si è inoltre specializzata nell'uso degli integratori sportivi per la salute ed il fitness.
Grazie alla sua esperienza nel campo della nutrizione per l'esercizio fisico ed il benessere della persona, è stata citata come nutrizionista in riviste online importanti come Vogue, Elle e Grazia.
La sua vasta esperienza lavorativa spazia dal lavoro con il NHS nel campo degli interventi nutrizionali e dietetici, fino agli studi scientifici sull'integrazione degli acidi grassi omega-3 e sull'effetto dei fast food sulla salute della persona, che trallaltro ha presentato durante la Conferenza Annuale sulla Nutrizione. Attualmente, Jennifer non ha mai smesso di formarsi nell’ambito professionale per assicurarsi che la sua conoscenza sia sempre avanzata e al passo con i tempi.
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