Idratazione | Esiste un ruolo associato a quota e qualità proteica
Come ben noto l’acqua è elemento imprescindibile ed essenziale per la vita. Per prevenire situazioni di disidratazione gli organismi viventi hanno sviluppato nel corso dell’esistenza una rete sensitiva per il controllo fisiologico della sete.
Nell’uomo la sete viene regolata anche da fattori edonici, tuttavia, nella maggior parte dei casi sono i meccanismi legati alla regolazione dei fluidi corporei e dello stimolo della sete a governare tale istinto.
Il bilancio idrico e minerale viene mantenuto dall’interazione tra i pathway ormonali neuronali (neuorormoni) e periferici (regolazione pressione sanguigna) fino agli organi deputati a tali compiti come reni, ghiandole sudoripare e salivari.
In questo articolo approfondiremo soltanto alcuni aspetti legati all’idratazione, un’analisi più generale sugli aspetti fisiologici legati all’idratazione sarà senz’altro oggetto per lo sviluppo di altri articoli. Spendiamo però qualche parola sull’importanza dell’idratazione su una qualsiasi performance atletica.
Atleti coinvolti in attività di lunga durata ed in ambienti particolarmente caldi possono arrivare a perdere anche tra il 6?10% del proprio peso corporeo, ma basti pensare che una semplice riduzione compresa tra l’1?2% sembra ripercuotersi di già in maniera sensibile (in senso negativo) sulla performance atletica.
Riduzione della resistenza generale, resistenza alla fatica, minor capacità termoregolatoria, diminuzione della motivazione e aumento della sensazione di sforzo sono alcuni degli aspetti riportati.
A tal proposito protocolli/strategie reidratanti possono ribaltare tali situazioni. Alcuni studi hanno recentemente valutato le possibili relazioni tra proteine e idratazione.
Uno studio interessante del 2008 (Martin et al.) ha valutato l’impatto di 3 diversi regimi isocalorici ma con apporti proteici differenti (high 3,6 – moderate 1,8 – low 0,8 g/kg/d) sugli stessi soggetti per periodi di 4 settimane (ogni regime seguito per 4 settimane).
In questo caso, lo scopo era quello di valutare gli aspetti quantitativi ed i risultati mostrarono come tali variazioni influissero in maniera minima nel bilancio idrico dei soggetti.
Uno studio molto interessante ha valutato al contrario l’effetto di cambiamenti nello stato di idratazione nel metabolismo dei diversi macronutrienti (Keller et al., 2003).
Per far ciò vennero ingaggiati 10 individui di sesso maschile, in cui venne indotta in fasi diverse iperosmolalità (riduzione apporti idrici e infusione intravenosa di una soluzione salina ipertonica), ipoosmolalità (infusione di desmopressina e alti apporti di fluidi) ed infine iso?osmolalità (apporti di fluidi nella norma).
I livelli di leucina totale (indice del breakdown?catabolismo proteico generale) così come il rate?ossidativo della leucina diminuivano sensibilmente durante la fase di ipoosmolalità (alti apporti di fluidi); la clearance metabolica di glucosio aumentava molto meno a seguito di pasti glucidici nello stato di ipoosmolalità, infine, il turnover del glicerolo (infusione dello stesso, come indice dei processi lipolitici) aumentava nei casi di ipoosmolalità.
I risultati mostrano come stati di acuta ipoosmolalità sembrano indurre stati simil digiuno con accentuata lipolisi, abbassamento della sensibilità insulinica periferica e aumento dello “sparing” proteico.
Abbiamo citato questo studio per mostrare come effettivamente anche a livello metabolico lo stato di idratazione abbia un impatto netto e da non sottovalutare soprattutto in ottica performance. Al tempo stesso, in maniera indiretta apporti dietetici sbilanciati verso l’uno o l’altro nutriente, in base alla condizione del soggetto potrà generare risposte completamente diverse. Allacciando tali concetti e andando a considerare il focus del nostro articolo possiamo ora fare alcune considerazioni sulla composizione delle bevande reidratanti andando ad analizzare in particolare l’eventuale ruolo delle proteine.
Per far ciò ci aiuteremo tramite alcuni studi che hanno e continuano a riportare come il latte vaccino risulti una delle bevande dal più elevato “potenziale” reidratante post?attività fisica (Shirreffs et al. 2007; Roy, 2008; Desbrow et al., 2014).
Shirreffs et al. indussero disidratazione (ipoidratazione) da esercizio fisico (perdite del 1,8?3% peso corporeo) gli individui in esame utilizzarono protocolli di reidratazione diversi pari al 150% delle loro perdite di liquidi (in volume) e rispettivamente costituite da latte scremato, latte scremato con 20mmol/l di sale, uno sport?drink e acqua.
Vennero prelevati campioni di urine nei periodi post allenamento e reintegro dei fluidi. Rispetto ad acqua e sport drink il latte si dimostrò in grado di mantenere un bilancio netto positivo di bilancio di fluidi gli individui anche a distanza di più ore, al contrario con acqua o sport drink dopo 2 ore il bilancio tornava negativo, studi come quelli di Desbrow e colleghi hanno successivamente riportato risultati molto simili.
Al tempo stesso la review pubblicata da Roy riporta come siano diversi gli studi a supportare non solo quanto detto nei riguardi dell’idratazione post esercizio fisico ma anche dell’impatto metabolico proprio dei nutrienti contenuti nel latte in grado di assecondare in maniera ottimale gli stimoli e gli adattamenti generati con l’allenamento anche nel caso di sport di potenza.
Andando ad analizzare le differenze tra i classici sport?drink, bevande zuccherine, simili o acqua e latte una delle differenze compositive che più risaltano è quella legata all’apporto/contenuto proteico, pressoché nullo nei primi e considerevole nel latte vaccino.
James e colleghi valutarono nel 2012 in un trial condotto su 12 giovani atleti, il ruolo di un’aggiunta di proteine del siero ad una bevanda gluco?salina reidratante. Dopo aver indotto stati di ipoidratazione (?1,8% del peso) tramite esercizio fisico negli individui venne somministrata tale bevanda in volume pari al 150% del peso perso.
Gli individui in studio assunsero una bevanda contenente 50g/L di carboidrati e 15g/L di whey il gruppo controllo solamente 65g carboidrati/L. I risultati mostrarono poche differenze nella prima ora ma dalla seconda ora il bilancio idrico risultò leggermente superiore nel gruppo studio.
Purtroppo gli studi a riguardo ad oggi sono ancora pochi e spesso risultano essere soltanto ipotesi sul ruolo effettivo delle singole componenti proteiche in tal senso.
Hankins suggerisce ad esempio come l’albumina ricopra un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’omeostasi cellulare, regolando pressione e flusso osmotico a livello della membrana cellulare.
Come altre frazioni proteiche difatti l’ipotesi più rilevante è legata al fatto che tali componenti proteiche non risultano essere in grado di passare attraverso i pori della membrana capillare, andando ad influire - quando in accumulo - un gradiente pressorio in grado di influenzare (probabilmente) i flussi dei fluidi tra distretti intra ed extra cellulari.
Approssimativamente circa il 75% della pressione osmotica colloidale è associata all’albumina ma altre componenti proteiche potrebbero giocare ruoli altrettanto fondamentali.
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